Come per moltissime altre organizzazioni della società civile e semplici cittadini, la notizia della condanna di Mimmo Lucano a 13 anni e 2 mesi di carcere è arrivata come un pugno nello stomaco.
Come ExAequo ci siamo subito uniti al coro di protesta che questa incredibile vicenda ha sollevato, aderendo al presidio di sabato 2 ottobre in piazza XX Settembre con la partecipazione di una nostra delegazione di dipendenti, volontari, soci e amici, uniti nella convinzione che quando la solidarietà diventa reato, la resistenza diventa dovere.
Di fronte all’indignazione e allo sconcerto per una pena così esorbitante e sproporzionata è difficile trovare le parole giuste. Per questo le abbiamo chieste in prestito a due soci fondatori, attivisti ed ex presidenti di ExAequo, che ben conoscono Lucano sia per il supporto ad un progetto tanto affine ai valori e alle pratiche del commercio equo, sia per un lungo rapporto di amicizia e conoscenza personale, sicuri che la loro testimonianza abbia più valore di tante frasi fatte e articoli giornalistici di poca sostanza.
Ringraziamo Tullio Maccarrone e Giorgio Dal Fiume per questo contributo e ne sottoscriviamo ogni virgola.
Si, Mimmo Lucano è colpevole di aver accolto a Riace migliaia di profughi e migranti sfuggiti alla fame, alle persecuzioni e alle torture. Mimmo è anche colpevole di aver creato un modello di accoglienza in grado di valorizzare una terra storicamente di emigrazione e insidiata costantemente dalle mafie e dalla criminalità organizzata. Lucano ha avuto anche l’ardire e quindi si è reso colpevole, di aver realizzato scuole per l’infanzia, parchi giochi, botteghe artigiane e del commercio equo e solidale, creato cooperative sociali per la raccolta differenziata. Tutto ciò in un luogo dove risulta sommamente difficile realizzare una qualsiasi azione di benessere collettivo senza rischiare di essere fatti fuori dalla ndrangheta e dalle ecomafie.
Mimmo ha veramente la testa dura ed è colpevolmente non violento, pacifista e idealista. Inoltre, in tutti questi anni ha costantemente anteposto i principi umanitari dell’accoglienza ai vincoli di tipo burocratico e amministrativo imposti dal cinismo istituzionale della nostra repubblica. Tutto ciò ha significato salvare centinaia e centinaia di vite umane che non rientravano nei benefici della “normativa vigente”. Anche in questo caso si è reso colpevole di un altro reato: disobbedienza civile.
Il modello Riace è stato un esempio per i tanti attivisti e sognatori che ogni giorno in Italia e nel mondo si mettono in gioco per cambiare lo stato delle cose: è stato fonte di energia vitale e progettualità positiva. Forse anche in questo c’è della colpevolezza, non l’abbiamo ancora capito: attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza, emergerà qualcosa anche in questa direzione …
Infine, Mimmo è colpevole di essere povero in canna, ma si sa in fondo la povertà è sempre colpa di chi è povero …
Insomma, che dire ? Ingiustizia è stata fatta !!
Però Mimmo e Riace non resteranno soli !
Tocca a tutte/i noi attori dell’economia solidale mobilitarci per ingaggiare nei prossimi mesi una dura battaglia politica e legale affinché nel giudizio d’appello venga ribaltata la mostruosa sentenza emessa dal tribunale di Locri.
Riace non si arresta e noi saremo sempre al fianco di Mimmo Lucano
(Tullio)
Ho conosciuto Mimmo Lucano oltre 21 anni fa. Aveva appena iniziato il suo percorso verso l’economia solidale e l’accoglienza ai migranti, quando cercò contatti con il Commercio Equo e Solidale. La sua visione di portare un modello di sviluppo ecologico e solidale in quel paesino già mezzo abbandonato mi ha affascinato, ed ho iniziato a collaborare – per puro volontariato – con la sua associazione. Fino a riceverne, in una festa antica e premonitrice nel giugno 2002, l’onore di essere dichiarato Cittadino Onorario di Riace. Dall’alto di una terrazza mi mostrava le case abusive che avevano cancellato il lungomare, i tetti di onduline di amianto, le finestre in laminato di ferro al posto del legno, le case abbandonate tutte attorno, il torrente diventato una discarica, ed il depuratore delle acque non funzionante, dicendomi: “Io voglio cambiare tutto questo. Possiamo vivere senza emigrazione, mafia, altro cemento. Possiamo dimostrare che il nostro destino non è l’abbandono dei paesi, ed il copiare un modello di sviluppo insostenibile“. Laggiù nella Locride abbandonata dallo Stato ed invasa dalle Mafie, prometteva di riuscire a realizzare quello che nelle metropoli del Nord noi “alternativi” non riuscivamo a fare.
Non potevamo, anche noi del Commercio Equo, non amare una persona così, ed un progetto così audace, ed allo stesso tempo semplice e concreto: governare con onestà in funzione del bene comune, solidarietà verso gli ultimi, sostenibilità ambientale, attenzione alle persone, nessuna mediazione con la ‘ndrangheta (che pure aveva abitato quei posti, e che lo avrebbe ripetutamente minacciato, con lettere minatorie, sparando contro una sua sede, ammazzandogli i cani…). In centinaia dalle Botteghe del Mondo del Commercio Equo italiano per anni sono venuti e tornati a passare le vacanze o a fare volontariato nelle case di Riace, riabitate non solo da persone, ma soprattutto da una speranza che si trasformava in concreto riscatto: è possibile far rivivere i borghi in via di abbandono. È possibile che non tutta la popolazione, i servizi, e l’economia si trasferisca nelle coste cementificate, senza qualità e senza memoria, prodotto ed esse stesse fucine di illegalità ed abusivismo. Questo, proprio questo, ancor prima dell’accoglienza dei migranti, è stato il punto di partenza del progetto di Mimmo Lucano. Ha portato il riscatto e la speranza in una terra martirizzata ed impoverita dai governi corrotti, dalla criminalità, dal disinteresse dello Stato. Mimmo Lucano ha portato una visione per il Futuro. Esattamente al contrario di ciò per i quale è stato condannato, ha portato totale disinteresse per i beni materiali ed il proprio conto in banca (che è diminuito negli anni mentre era sindaco), e fortissimo interesse per portare avanti i propri ideali, e testimoniare che si può governare rimanendo coerenti con essi. Proprio per questo Mimmo Lucano è diventato pericoloso: perché ha costituito un esempio. Un esempio lampante, fortissimo, luminoso, intrigante. E – cosa difficilissima, quasi unica, per chi conosce quei posti – dopo il primo mandato si è fatto rieleggere 2 volte, con la maggioranza assoluta dei voti, contro tutti gli altri partiti (proprio tutti) coalizzati contro di lui.
E’ riuscito a tradurre la sua utopia in realtà. Il paese è irriconoscibile rispetto a come era vent’anni fa. E ci è riuscito andando oltre alcune regole burocratiche, forzando la rendicontazione richiesta dalla gestione dei fondi SPRAR per i migranti. Io lo so perché ha compiuto questi “errori” amministrativi: con i 35 € per un migrante, ne accoglieva due, tre… tutti quelli che avevano bisogno. Ha cercato di dare un futuro ai suoi ospiti stranieri, investendo in formazione ed attività produttive, anche se non erano previste. Ha evitato di tenerli chiusi nelle case, per permettergli di vivere come esseri umani, circolando, socializzando, abitando il paese. Permettendo che l’asilo, la scuola, la farmacia ed il tabaccaio – anche loro, come già le poste e tutti gli altri servizi – chiudessero, o si trasferissero sulla costa (cosa capitata invece nel 2021 a tutte queste attività, quando anche le suore se ne sono andate, da un paese visibilmente tornato ad essere disabitato e quasi solitario). Quante volte Domenico ti ho visto partire per andare a prendere – con la tua macchina, la tua benzina, il tuo tempo – quei migranti che il Prefetto di Reggio Calabria o i carabinieri ti proponevano di ospitare, perché nessuno li voleva: malati, handicappati, con figli piccoli…
Sei andato molto più lontano di quello che avrei mai immaginato, Domenico. Perché sei un maledetto cocciuto, e volevi e vuoi portare fino in fondo, senza compromessi, la tua visione: tutto quello che si può fare, deve essere fatto. Forse sei arrivato troppo lontano, Domenico. Hanno voluto fermarti. Massacrare te e quello che hai rappresentato: la speranza concreta di cambiare l’ordine delle cose, lo “sviluppo” concepito come fotocopia dell’esistente e del potere dominante. Perché se – come hai sempre detto – “si può fare in un paesino sperduto del Sud, si può fare ovunque“. Possono accusarti di avere “sbagliato” i conti e la rendicontazione. Ma non hanno trovato un soldo nelle tue tasche. E nessuno potrà mai – in una Regione e nazione, con decine di Comuni sciolti per mafia o falliti economicamente, e continui politici denunciati per collusione con la criminalità organizzata – dimostrare che eri a capo di una associazione a delinquere. Al contrario, tu a Riace e nel nostro immaginario l’hai smantellata, l’associazione a delinquere. La legge che condanna così crudelmente e pesantemente tutto ciò, ha inventato il reato di avere lavorato a favore dell’Umanità. Non c’è modo di trovare coerenza tra questa sentenza, e Mimmo Lucano.
Resisti Domenico, guardati attorno: non sei solo. E noi, diamoci da fare.
(Giorgio)