Nonostante il cambiamento climatico ci abbia regalato un autunno decisamente caldo, sembra che finalmente ci siamo, le temperature stanno scendendo e guanti e berretti escono fuori dagli armadi. E, per combattere il freddo, si sa: non c’è niente di meglio che coprirsi fino alla punta del naso di strati di caldissima alpaca. Del resto chi meglio di questo animale abituato a vivere sulle Ande a 5000 mt di quota può essere attrezzato per affrontare le temperature più rigide?
Infatti, per chi non lo sapesse, l’alpaca appartiene alla famiglia dei camelidi ed è originario del Sudamerica, dove vive in branco ad altezze elevate. Questo simpaticissimo mammifero resiste alle basse temperature grazie al suo vello dalla forma ondulata e irregolare che intrappola l’aria nelle tasche delle fibre rendendolo caldissimo, folto e finissimo.
Già 4000 anni fa l’alpaca veniva allevato come animale domestico dagli Inca per la lana e il pellame. Il motivo di questo antico utilizzo è rimasto praticamente invariato fino ai giorni nostri. Infatti, il filato che si ricava è incredibilmente pregiato, non solo per la sua morbidezza al tatto che lo rende piacevolmente soffice, ma anche per la leggerezza, la lucentezza, le caratteristiche termiche e la resistenza delle sue fibre. La sua lana tiene 10 volte più caldo di quella di pecora e a contatto diretto con la pelle non causa prurito, perché non contiene lanolina. Inoltre, un capo in lana di alpaca può durare una vita se trattato con cura, basta non lavarlo spesso e in quel caso a mano con acqua fredda e detersivo delicato, si asciuga poi orizzontalmente e se hai voglia di stirarlo ti consigliamo di usare una temperatura minima e metterci un panno a contatto. (Ps. Ricorda sempre di proteggerlo con un antitarme!)
L’alpaca ti aspetta per il tè.
Cos’altro rende perfetto un sabato pomeriggio autunnale? Una bella tazza di tè caldo da sorseggiare leggendo un libro o ascoltando una storia. Per questo abbiamo deciso di invitarvi a passare un pomeriggio con noi all’insegna del classico rito del tè delle cinque accompagnato da biscotti e pasticcini, in compagnia di belle persone e bei racconti.
Invece della Lepre Marzolina del Cappellaio Matto, ci sarebbe piaciuto avere alla nostra tavola un alpaca in carne ed ossa, ma pare non apprezzi tanto l’ambientazione urbana, così abbiamo deciso al suo posto di invitare la nostra amica Erica ed Enrica di Ad Gentes, che da anni sono le responsabili del progetto di importazione dei capi in alpaca realizzati dall’Asociación Artesanal Boliviana Señor de Mayo (Asarbolsem).
L’evento organizzato in collaborazione con i nostri amici e “vicini” del Centro Natura sarà ospitato negli spazi dello storico ristorante biologico e vegetariano, centro culturale e spazio multifunzionale dedicato al benessere situato in via degli Albari 4a, a pochi passi dalla Bottega di via Altabella.
L’appuntamento è per sabato 3 dicembre ore 17,00.
Il tè e i biscotti te li offriamo noi, ma ti chiediamo, se puoi, di portarti una tazza da casa… la tua preferita, che magari hai comprato proprio in bottega!
Qualche informazione in più su Asarbolsem…il resto lo scopriremo insieme!
I poncho, i maglioni, le sciarpe, i guanti e i cappelli vengono tutti dall’Asociacion Artesanal Boliviana Senor de Mayo (Asarbolsem). Stiamo parlando di un’organizzazione democratica e autogestita fondata nel 1989 che impiega diversi artigiani provenienti dai gruppi etnici Aymarà e Quechua che lavorano sparsi su tutto il territorio boliviano. Il 95% dei membri dell’associazione sono donne, spesso sole, abbandonate e con figli a carico che, grazie al lavoro, trovano il modo di mantenere se stesse e i propri bambini. L’associazione è organizzata in gruppi autonomi di lavoro, detti equipos, che si riuniscono periodicamente in assemblee, dove i rappresentanti di ogni gruppo, che ruotano per dare a tutti la possibilità di accrescere le proprie competenze organizzative, discutono i metodi e le regole procedurali, definiscono i ruoli nella produzione degli ordini dei clienti e risolvono le problematiche principali incontrate dagli artigiani.